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Un Nuovo Maleconazo

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cuba libre

foto dal web #SOSCuba

L’11 luglio a due giorni dal ricordo della tragedia del Remolcador, il popolo di Cuba, di tutta l’isola, è sceso in piazza a gridare Libertad!
La prima città a ribellarsi è stata San Antonio de los Baños vicino La Habana.
In un momento di estrema carenza di prodotti basilari, e con i contagi che aumentano per via del Covid-19, l’inflazione che dopo l’eliminazione del CUC è schizzata, la gente è esasperata e non accetta più le bugie da parte del regime comunista.
Così migliaia di persone sono scese in strada a reclamare diritti, cibo, libertà e un cambio di sistema politico. La risposta che hanno avuto è stata repressione, arresti. Un morto fino ad ora. Un giornalista americano picchiato selvaggiamente.
Da La Habana a Santiago passando per Matanzas, Cienfuegos e Santa Clara.
Pattuglie della polizia si sono dirette sulle strade piene di gente, reprimendo, arrestando, aiutate da agenti in tenuta civile, anche loro reclutati in fretta e furia su vecchi camion e anche l’esercito.
Ci sono anche persone comuni armate di bastoni, “invitati” da Diaz Canel a scendere in piazza, persone che hanno scelto di stare dalla parte della repressione, che hanno scelto essi stessi di essere la repressione. Anche Diaz Canel è sceso in strada, affermando con tono minaccioso “saremo pronti a tutto per difendere la rivoluzione”.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi se a Cuba ci sia o meno un sistema politico dittatoriale, ed averne sembra davvero difficile, ci ha pensato proprio lui, il Presidente della Repubblica di Cuba Miguel Diaz Canel Bemudez che dalla tv cubana ci ha spiegato cosa sta succedendo a Cuba.
Esprimendo le sue ragioni non ha fatto altro che confermare quello che tutto il mondo dice da anni di Cuba, che Cuba è una tirannia e non ci sarà spazio per chi va contro il socialismo e la rivoluzione. Sono le solite frasi che l’oligarchia cubana dice da anni. Fidel le ha dette e ridette per 49 anni, per tutto il suo mandato. Anche Raul dopo di lui. Inoltre nei discorsi dei dittatori cubani c’è sempre un manipolatore americano che sta lì dietro a finanziare gli artisti contro lo Stato socialista. Negli ultimi anni tanti artisti sono stati arrestati ma anche gente comune, ricordo Luis Robles che per mostrare un cartello con su scritto “No Mas repression, da più di 200 giorni è prigioniero e non si sa quando verrà processato.

 

cuba libre

È bene ricordare un principio base dello Stato di diritto, ovvero il principio della separazione dei poteri da cui deriva un termine inglese usato anche nella Costituzione americana: Checks and balances, (controllo e bilanciamento reciproco).
Un termine che indica quell’insieme di meccanismi politico-istituzionali finalizzati a mantenere l’equilibrio tra i vari poteri all’interno di uno Stato, per evitare di cadere nell’assolutismo e salvaguardare la libertà dei cittadini. Tutto deriva appunto dal principio della divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) realizzato in Inghilterra a partire dal 17° sec. e teorizzato da Montesquieu nello Spirito delle leggi (1748).

Né Diaz Canel, né i comunisti credo abbiano mai capito questo principio di democrazia. Oppure a loro piace lo Stato dispotico. Persino esponenti spagnoli di Podemos, alla domanda se Cuba fosse una dittatura, hanno dichiarato di no. In Italia è la stessa cosa.
Detto questo forse si potrà capire meglio che il discorso di Diaz Canel è quasi una confessione. Non dicendolo espressamente ammette che Cuba è una dittatura gestita dal Partito comunista cubano.
Nel filmato del Presidente qui sotto, questo viene analizzato da Juan Ramon Rallo, uno youtuber spagnolo che si occupa di politica ed economia.

Il presidente quasi si sorprende che qualcuno lo accusi di essere un dittatore, perché a Cuba c’è servizio sanitario pubblico, una educazione pubblica. Come se questo bastasse a dare una prova di democrazia. Sono risposte inutili e fuori tema perché anche nel fascismo esistono i diritti sociali e anche sotto Stalin non erano certo privatizzate.la sanità e l’educazione. Forse Stalin era democratico?
A Cuba, tutti possono aspirare al potere?
Il potere politico cubano è assoluto nei confronti del popolo o ha dei limiti?
La risposta la dà lo stesso Diaz Canel che accusa che è in atto una cosiddetta guerra non convenzionale che ha il compito di distruggere l’unità del Partito, Governo, Stato e popolo.
Lo Stato è uno strumento in mano del Governo. Il Governo è uno strumento in mano del Partito. Il Partito è rappresentativo del popolo che solo può entrare nel Governo dal Partito comunista.
Nessun cittadino può accedere al potere statale per via alternative al partito comunista.
Di conseguenza il Presidente Diaz Canel in quanto segretario del partito, ha un controllo assoluto sul popolo. Ma senza dubbio lui è solo un funzionario, può essere cambiato da un altro funzionario. Decide il Partito che diventa il vero gestore dell’isola sotto tutti gli aspetti.
Diaz Canel nella sua analisi della giornata di protesta, vede tra i manifestanti una parte del popolo, ignorante, un gruppo di rivoluzionari confusi e manipolati da quelli che poi sono i controrivoluzionari, che devono essere repressi dalla polizia perché sono dei criminali, perché compiono un crimine. Questo crimine è un reato d’opinione. Arrestati per pensare diversamente.
Diaz Canel poi passa alle minacce, dicendo che “la calle es de los revolucionarios”. I controrivoluzionari verranno repressi, non è ammesso essere dissidente contro il pensiero comunista. “Devono passare sul nostro cadavere, siamo disposti a tutto. Stiamo chiamando tutti i rivoluzionari a scendere in strada a fronteggiarsi contro i controrivoluzionari (che peraltro stanno facendo una manifestazione pacifica) per difendere la rivoluzione.

“Vamos a la calle, estamos en la calle y no vamos a permitir que nadie manipula nuestra situacion, que nadie pueda defender un plan que no es un plan cubano para la nacion cubana…que es un plan anesionista.

Niente ancora sembra concluso. Il giorno dopo ancora gente in piazza. E ancora repressioni, arresti. Cuba in proporzione è uno dei primi paesi per numero di detenuti.
Il popolo cubano è stanco. Vuole il cambio del sistema politico. Il sistema non funziona. Lo ha capito l’Unione Sovietica già nel 1989 e gli altri suoi paesi satelliti l’hanno seguita. La Cina invece ha capito che doveva aprirsi al mercato, però ha mantenuto al proprio interno repressioni e nessuna libertà ma al popolo la politica non interessa. Stesso discorso per il Vietnam e la Cambogia.
Diaz Canel nel suo discorso alla tv cubana, esprime tutto il suo sdegno per questi controrivoluzionari pagati dal governo USA, che “sono mercenari al servizio dell’impero”.
Sono persone che vedendosi bloccata ogni attività a Cuba, fanno i giornalisti per imprese private, anche americane ma anche spagnole, come la giornalista Camila Acosta, già conosciuta dal regime, corrispondente del quotidiano spagnolo Abc, che è stata arrestata e sarà processata per “reato contro la sicurezza”. Dopo qualche ora il suo reato è stato cambiato in “disorden publico”. Avrebbe lei dato il via su internet alle manifestazioni; oppure sono persone che fanno un lavoro normale ma chiedono libertà e lo esprimono sui social network o per la strada.
“La rede social” come la chiama Diaz Canel, è il vero problema dell’oligarchia cubana. Gli si è rivoltata contro. Una volta era vietato possedere un cellulare. Internet resta molto caro. Esiste solo una legge che dà seguito ad una multa se esprimi il tuo dissenso verso la morale socialista su internet. Ma internet è l’antagonista delle dittature. Ed infatti, alla fine è stata chiusa ma “il cubano trova sempre la soluzione” mi dicevano a Moron.
Sembra più un detto dell’Italia del sud.
La Cina ad esempio gestisce “la rede social” in modo molto più oppressivo e repressivo. L’ha proprio eliminata. Stesso discorso in Corea del Nord.
A Cuba questo non è stato fatto o per lo meno lo è stato fatto in parte, i primi tempi.
Dal giorno 11J Diaz Canel e i suoi amici del PCC, sono dovuti ricorrere a Etecsa, la compagnia cubana che gestisce la rete internet, per spegnere tutte le comunicazioni come nelle migliori dittature, per evitare che si diffondessero informazioni sulla protesta, per evitare che il mondo potesse pensare che a Cuba qualcuno si ribellasse. Ma il cubano come detto trova sempre la soluzione e questa è il satellite. Molti stanno utilizzando lì internet.
Spegnere il demone che confonde le menti dei rivoluzionari avrà pensato Diaz Canel, che ieri tramite la tv cubana si era lamentato dell’insulto ricevuto da una attrice pagata dall’impero.
Dopo qualche ora si è saputo che questa attrice era l’ex pornostar Mia Khalifa che su twitter con un video lo aveva pesantemente insultato per poi scrivere un nuovo tweet il giorno seguente dove ribadiva che non veniva pagata da nessun governo.
Le informazioni che sono arrivate dalla Isla Grande sono state terribili e impressionanti. Anche inaspettate. Vedere gente comune protestare, gridando libertà è stato molto emozionante. Vedere la repressione della polizia, molto meno. Numerosi video e istantanee di repressione, ma anche di libertà.
Ci sono pure desaparecidos al momento. E pure qualche medico che partecipa alla manifestazione. E come già detto, purtroppo un morto.
Il fatto sorprendente è che il popolo cubano si sia svegliato. È un fatto positivo. Ma ci vorrà tanto tempo ancora. Per ora sono migliaia senza paura. In seguito saranno di più.
Mai si era vista una protesta di queste dimensioni, e così coordinata. Su twitter l’hashtag #SOSCuba aiuta a trovare le informazioni, in quale piazza protestare per essere più compatti. Qualcuno ha strappato un poster di Fidel, altri hanno ribaltato auto della polizia, qualche poliziotto preso a pugni, agenti che scappano, agenti in borghese che aiutano nelle risse gli agenti in divisa. Azioni che non si erano mai viste così esplicite. Il Capitolio a La Habana pieno di gente che gridava Libertà. Emozionante per chi aspira ad una società libera. Triste per quei comunisti anche italiani che vedono inconsciamente la dittatura come la salvezza dal nemico capitalista. Però poi scelgono di vivere nei paesi capitalisti.

Si sono visti persino poliziotti in divisa che lanciavano pietre mentre i manifestanti gridavano Libertà. Pare che già gridare Libertà crei nei poliziotti inquietudine. Pure in Diaz Canel, ne sono certo. Ovviamente la colpa della miseria secondo Diaz Canel è del bloqueo americano, che ricordiamo è un embargo, non un blocco. L’embargo sono sanzioni che non ci sono sempre e non incidono sull’economia cubana. In ogni caso cosa c’entra l’embargo con la libertà d’espressione? Con il manifestare liberamente in strada?
Cuba commercia con più di 170 paesi nel mondo. Importa il pollo dal Texas. Vende le aragoste ai giapponesi. Ma intanto Diaz Canel dice lui, non ha i soldi per comprare il vaccino. Perché fare costruire Hotel per i turisti, in un momento così delicato economicamente?
Si sorprende il Presidentissimo quando qualcuno dice che Cuba è una dittatura. Ma intanto i fatti sono che a Cuba non puoi avere un giornale tuo, non puoi fare impresa. Quei quotidiani e riviste che esistono fanno tutte capo al Granma, che domina il settore editoriale dell’isola. Non ci possono essere altri giornali. La concorrenza non esiste e chiaramente non si può dissentire. Se protesti vieni arrestato. Non si può pensare diversamente in uno stato socialista, ugualmente come in uno Stato fascista. Pluralismo è un termine borghese ed è vietato. L’unica protesta che si era vista dalla rivoluzione del 1959, esclusa forse quella che generò l’esodo di Mariel, nel 1980 all’ambasciata peruviana, fu il “maleconazo” i primi di agosto del 1994. Era l’epoca dei balseros, nel periodo speciale, quando l’URSS dopo essere diventata CSI e poi Russia abbandonò le sovvenzioni a Cuba creando non pochi problemi a Fidel Castro e amici.
Mi auguro che questo sia un nuovo “maleconazo” che porti però ad un vero cambio del sistema politico. Cuba libera, democratica e soprattutto fuori il PCC dal potere per sempre.
Una menzione particolare per “Patria Y Vida”, canzone creata da un gruppo di artisti cubani, alcuni dei quali rapper che vivono a La Habana Vieja. Questa canzone, certamente ha il suo merito in questo periodo di protesta. Ha smosso un po’ le menti da un anno a questa parte. Una canzone che ha fatto il boom su Youtube, lo scorso anno creando un certo imbarazzo al regime. Un testo meraviglioso che parla di libertà, di riscatto, che mette da parte i vecchi simboli di una rivoluzione vecchia che non c’è più, anzi c’è ancora nei vecchietti del regime, Raul, Frias, Machado, Ramiro Valdes ma che non può reggere il confronto con gli anni che viviamo adesso. Una rivoluzione che è diventata antistorica, inefficace e sempre meno efficiente.
“Se acabó, tu 59, yo doble dos..” È finita, tu sei del 1959, io del 2020. Ai giovani non interessa Che Guevara, Fidel Castro, non interessa la politica, interessa vivere in libertà. Basta repressione della polizia.
Da Patria o Muerte a Patria Y Vida. Dove viene sostituita la morte con la vita, e la congiunzione O divisiva con la Y inclusiva.
Cuba non è dei rivoluzionari, Cuba è dei cubani. È un’alba nuova a Cuba. Viva Cuba libre.

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