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La pazza idea di assegnare il Nobel ai medici cubani

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Qualche settimana fa per puro caso mi sono imbattuto in un blog, chiaramente “schierato”, che con entusiasmo esagerato, approvava la candidatura divenuta ufficiale, della Brigata Medica Cubana Henry Reeve”, al premio Nobel per la Pace per il 2020. Quindi potrebbe vincerlo. E chi prenderà il premio? Chiaramente il governo dittatoriale cubano. Si vorrebbe dare un premio alla dittatura cubana, per il lavoro svolto dai medici in tanti paesi nel mondo. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che il regime cubano, letteralmente ruba l’80% dello stipendio dovuto ai medici e tante altre angherie che sono descritte qui. Fate uno sforzo per il gusto dell’informazione. Cliccate sul link e leggete.
 Le informazioni sono date da alcuni medici che sono scappati dalle missioni. Non troverete mai nessuna ammissione del regime. Il mondo pensa che i medici cubani affrontino le loro missioni con puro animo solidale. Ogni tanto qualche articolo del Granma descrive il ricavo ingente delle missioni per esaltare la loro economia per poi attaccare gli USA per il “bloqueo” economico finanziario.
Dare il Nobel ai medici cubani è una vera ingiustizia. Bisogna bloccare questo meccanismo perverso. Non bisogna esaltare questo modo di fare del governo cubano, sfruttamento, si chiama così. Uno sfruttamento diverso dai soliti. Non si è obbligati a partecipare alle missioni mediche, ma nel momento che si accettano si entra in un sistema di schiavismo giustificato dalle regole imposte.
Questa è la situazione, non ci sono altri punti di vista, pure se sei comunista o altro.
Pseudo giornalisti e scrittori, ma anche semplici comunisti che idealizzano qualunque cosa, invece di abbracciare il pensiero obiettivo e quanto mai libero da ogni pregiudizio socio-politico, cadono nella più banale propaganda, non so se per interesse di parte o soltanto per ignoranza. Mi viene da pensare a tutte e due le ipotesi ma propendo per la seconda. Ignoranza che poi determina l’incompetenza in questo disgraziato paese. Sono le stesse persone che poi parlano contro Salvini, perché la coerenza in questo paese è tutto. Dico una cosa ovvia: Salvini è più democratico del governo cubano. Per gli intellettuali italiani invece non è così.
La cosa fantastica accade quando questi pseudi intellettuali di casa nostra provano a fare confronti con l’Italia o l’Europa. In genere li fanno sempre con gli USA, loro vero nemico. Una domanda ogni volta mi sorge spontanea: “perché non vanno a vivere a Cuba? Già, perché non ci vanno, chissà come mai”.
Alcuni affermano, con sano e rivoluzionario benaltrismo, che sono i nostri medici ad essere sfruttati. “Se vai su Google, sai quanti link trovi!?”. Ed in effetti è vero. Ci sono casi di sfruttamento. Non ho mai detto che l’Italia è il paese più giusto del mondo. Ma queste situazioni di fronte ad un giudice verrebbero condannate. Non sono decise dallo Stato italiano. Ecco la differenza. Noi siamo ancora uno Stato di Diritto mentre Cuba è una oligarchia pseudo socialista, quindi fare un confronto con l’Italia è improponibile e pure stupido. A Cuba è lo Stato che commette lo sfruttamento. È lo Stato cubano che commette reati contro l’umanità. Qui no. Qui c’è uno sfruttamento, non certo ordinato dal giudice o dal Presidente della Repubblica. Inoltre si sta parlando di un diverso modo di sfruttare il lavoratore.
A loro viene sottratto ingiustamente circa l’80% dello stipendio dovuto, gli viene sequestrato il passaporto, non gli è permesso di uscire la sera se non accompagnati da un agente della sicurezza di Stato. I nostri giovani medici italiani invece vengono sottopagati. Fatto increscioso senza dubbio, ma diverso dalla realtà che vivono i medici cubani.
I medici cubani partecipano alle missioni solo per avere un po’ più di soldi per la propria famiglia, ma accettando questa situazione, danno potere al governo cubano, al PCC, il partito comunista cubano che gestisce tutto a Cuba e che reprime il proprio popolo. Alcuni sono vittime, altri sono complici. Gli unici medici cubani che dovrebbero prendere o ambire al premio Nobel, sono quelli che sono scappati da queste missioni all’estero. E sono pure tanti. A loro si che lo darei il Nobel. Peraltro con tutto quello che vuol dire scappare da una missione. Significa che le famiglie che restano a Cuba, vengono tartassate, insultate, un po’ come faceva la Stasi nella DDR.
Ai medici considerati disertori, per otto anni viene proibito di fare ritorno a Cuba. La storia dei medici cubani è fatta di ricatti, di soprusi. È una schiavitù volontaria che i medici però preferiscono  accettare, per avere uno stipendio più degno di quello che avrebbero se non partecipassero alle missioni mediche nel mondo (circa 60€ al mese).
Non esistono dittature buone o cattive. Le dittature sono tutte cattive. Questo dovremmo saperlo già. Le missioni mediche non sono solidarietà. Sono affari.
Cuba è e resta una prigione a cielo aperto. Fino al giorno in cui verrà liberata. Si spera molto presto.

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