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Repubblica intervista Wu Ming sul #M5S

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Ieri pomeriggio abbiamo rilasciato un’intervista a Giovanni Egidio di Repubblica, da pubblicare oggi, 12 marzo 2013. Ci sembrava importante partire ancora una volta dal grillismo, ma per ribadire quali sono secondo noi (alcune del)le responsabilità del PD, anzi, del centrosinistra tutto. Ci sembrava importante ribadirlo proprio su quel giornale. Lo spazio non era molto e abbiamo provato a dare risposte-pulsar, ad altissima densità. Speriamo di essere riusciti a far passare il messaggio.
Non abbiamo ancora visto se e com’è uscita, questa è la versione che abbiamo approvato.
Dopo Internazionale, il Guardian, Il manifesto, Radio 3, il New Statesman e l’intervista data a Gad Lerner, con Repubblica si conclude il nostro piccolo escrache a Grillo e Casaleggio. E’ stato faticoso, ma crediamo ne sia valsa la pena, pensiamo di aver instillato un po’ di sani dubbi.
Avevamo messo in conto gli insulti e il trollaggio, ma soprattutto, avevamo messo in conto le reazioni incredule: state esagerando, stavolta non vi seguo, quel che dite non è vero… Le abbiamo viste sia in Italia sia all’estero. Nel lungo articolo in inglese – Grillismo: Yet Another Right-Wing Cult from Italy – abbiamo descritto i due tipici discorsi del grillino che rimuove il problema. Li abbiamo chiamati TINA («Non c’è alternativa») e TITA («E’ questa l’alternativa!»). Ebbene, tutti i commenti increduli, delegittimanti e più o meno aggressivi che abbiamo letto in calce ai pezzi sul Guardian, sul New Statesman e sotto il link che ci ha dedicato la London Review of Books, dicevamo, tutti quanti i commenti cadono nell’una o nell’altra casella. Si tratta – non soltanto ma molto spesso – di italiani che dall’Italia avvertono, in inglese o in maccheronglish: non ascoltateli, mentono, vogliono distruggere il nostro sogno.
Uno ha scritto: «Gli autori di quest’articolo dovrebbero incontrare Beppe Grillo, così gli spiega cos’è davvero il M5S». Beh, a noi sembra che la versione di Grillo si sia già sentita fin troppo, fragorosa, metallica, assordante. «Grillo è un megafono», recita la formuletta dei grillini. Anche fosse, un megafono si usa ai cortei, non nelle conversazioni. Chi parla sempre nel megafono ha seri problemi, e ne causa agli altri.
Ma forse il problema è nostro. Forse lui è davvero l’unica speranza che ha l’Italia, mentre noi siamo degli stronzi, gente sospettosa, coi calli sull’anima… Non è da escludere. In ogni caso, non possiamo farci niente: quando sentiamo parlare Grillo, non crediamo a niente di quel che dice. WM]
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I Wu Ming, collettivo di scrittori bolognesi (Q fu il loro romanzo storico d’esordio e di inaspettato successo), sono da tempo duramente critici nei confronti del fenomeno Grillo. Al punto di aver scomodato termini decisamente forti come “criptofascismo” o affilate analisi che hanno bollato come destra il modo “né di destra, né di sinistra” con cui da sempre Grillo e Casaleggio definiscono il loro Movimento.

«Nella storia d’Italia – spiegano oggi – dalla palude del “né di destra né di sinistra” sono usciti vapori che il vento ha sempre portato a destra. Di destra – e addirittura totalitaria – è l’idea di futuro espressa nel video di Casaleggio Gaia, il futuro della politica. Di destra sono certe posizioni sugli immigrati. Di destra (ex-leghista, ex-berlusconiano, ex-neofascista, e il prefisso “ex” lo usiamo con le pinze) è circa il 40% del voto preso alle politiche. A Bologna, secondo l’Istituto Cattaneo, il 12% del voto grillino proviene dalla destra radicale. A Torino è il 10%. Questi elementi di destra finora sono rimasti coperti da un manto di confusionismo: dire “né destra, né sinistra” serve a questo, ecco perché diciamo che nel M5S c’è del “criptofascismo”, del fascismo nascosto. Ma la macchina grillina cattura e semplifica anche elementi e parole d’ordine di sinistra, e conquista voto di sinistra. Qui sta la contraddizione principale, il grosso nodo che dovrà venire al pettine: molte persone di sinistra han votato una forza sostanzialmente di destra. Ma se l’hanno fatto ci sono precise ragioni, e c’è chi ha precise colpe».

Se elettori di sinistra votano “sostanzialmente a destra” di chi sarebbe la colpa?

«Della sinistra ufficiale, che per decenni ha pensato di doversi “spostare al centro”, alla conquista dei voti “moderati”. In nome di questa strategia ha rinunciato anche agli ultimissimi residui di alterità, ha smesso di definirsi sinistra a favore del nomignolo “centrosinistra”, ha detto sì a ogni sorta di nefandezza in nome di una presunta “modernizzazione”. Si è adagiata nella subalternità all’ideologia liberista, cantando le lodi del mercato, del privato, della “sussidiarietà”. Ha boicottato e combattuto movimenti sociali che si opponevano a privatizzazioni, speculazioni e scempi ambientali. Quando ha governato, ci ha dato leggi come il Pacchetto Treu e i campi di prigionia per i clandestini. Finché, un bel giorno, non abbiamo scoperto che il “centro” non contava nulla, anzi, non c’era proprio! Quanto ai voti “moderati”, di che stiamo parlando? Un terzo degli elettori continua a votare per “anticomunismo” anche in assenza di comunisti. Siamo un paese estremo, altro che moderato. Il centrosinistra ha gravi colpe ma non ha mai pagato dazio, perché “di là” c’era Berlusconi e poteva presentarsi come “male minore”. A forza d’iniettarsi dosi di male dicendosi che era “minore”, una parte di elettorato non ne ha potuto più, e ha deciso di cambiare spacciatore e sostanza.»

Quelli del male minore

Quindi Grillo di fatto ha raccolto il voto degli scontenti e dato risposte al loro malessere. Non a caso lui ripete spesso che se non ci fosse stato il Movimento 5 Stelle ci sarebbe Alba Dorata. Vi è mai venuto il sospetto che su questo punto possa aver ragione?

«Sì, Grillo fa sempre l’esempio dei nazisti greci di Alba Dorata, ammettendo così di incanalare anche pulsioni nazistoidi. Ma alle elezioni greche del 2012, la vera novità è stata Syriza, la coalizione della sinistra radicale che ha conquistato 77 seggi su 300. Lui si sceglie il babau che gli fa più comodo, ma in Europa negli ultimi anni si è mosso ben altro, dai grandi scioperi francesi contro la riforma delle pensioni di Sarkozy alla marea umana anti-Trojka che una settimana fa ha riempito le città portoghesi, passando per il movimento di massa nato dalle acampadas che in Spagna impedisce sfratti e pignoramenti di case. Grillo ha intercettato e “prevenuto” solo fenomeni tipo Alba Dorata, o ha anche prevenuto esperienze di questo genere?»

Il movimento di protesta più radicale avvistato in Italia in questi anni è senza dubbio il No Tav. E Grillo lo ha intercettato in pieno.

«Ecco, infatti sarebbe bene analizzare il rapporto tra il M5S e i movimenti ai quali offre rappresentanza, appunto come quello No Tav. Quei movimenti potrebbero accorgersi presto che Grillo offre una rappresentanza esibita ma infeconda. L’interesse principale di Grillo & Casaleggio non è realizzare il programma, che è un geyser di richieste contraddittorie spruzzate qua e là. Gli interessa di più prolungare lo scompiglio e tenere alto il polverone finché è possibile, perché il polverone copre le magagne e rinvia l’arrivo dei nodi al pettine.»

E secondo voi fino a quando riusciranno a rinviarlo?

«Non lo sappiamo. Grillo e Casaleggio hanno i capelli lunghi. Comunque, noi tifiamo per il pettine.»

fonte: https://www.wumingfoundation.com/giap/2013/03/con-questintervista-a-repubblica-finisce-il-nostro-escrache/

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