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Egitto, punto di ritorno

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I fatti drammatici accaduti in Egitto sono la prova sempre più schiacciante che il sistema presidenziale in certi paesi, ancora acerbi di democrazia, non è adatto a quella crescita prospettata.
In un paese come l’Egitto che appena due anni fa, con la cosiddetta primavera araba, esattamente l’11 febbraio 2011, imponeva le dimissioni al presidente Mubarak, e in cui si parlava di liberazione, adesso tutto è ritornato al punto di partenza.
Due anni sono stati persi e con esso, la costituente, un parlamento, un presidente e una costituzione. Tutto ciò che era stato fatto non è più in vigore e non vale più niente. Il voto del popolo, il consenso elettorale è stato battuto dalla violenza generata da fazioni per nulla democratiche. Inoltre il ruolo dell’esercito, che si auto proclama custode dello stato egiziano, intromettendosi nella vita politica del paese, fa capire quanto il sistema democratico sia lontano da quei luoghi e quanto il popolo egiziano non sia cresciuto per niente, scendendo in piazza e delegittimando il voto elettorale.
Altro che democrazia diretta e grillini di paese. Con il popolo è complicato ragionare. Esso costituisce sempre un’arma a doppio taglio. E se poi questo chiama le forze armate per avere più forza, ecco che si compie il golpe. Ma tutto questo poteva essere evitato attraverso lo strumento della politica.
La forma di governo assume un’importanza forse troppo spesso sottovalutata.
Il sistema presidenziale, permette l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, e quindi ne consegue che egli non può essere sfiduciato. Ecco perchè è l’antipasto delle dittature, così fu in Sudamerica, così sarà negli stati arabi. In assenza della possibilità di sfiduciare, ecco che l’unica possibilità diventa la rivoluzione. A differenza delle democrazie parlamentari, dove i governi possono essere sfiduciati e quindi viene sventata sul nascere la possibilità della rivolta.
E’ giusto notare come il governo Morsi, non era il massimo in quanto a rispetto dei diritti umani ma questi doveva essere sconfitto con l’arma della penna, dentro il seggio, non certo con l’esercito invocato dal popolo ribelle.
Questa situazione non sfocerà in libertà e democrazia ma genererà solo violenza su violenza.
Le prossime elezioni che legittimazione avranno? Chi crederà ancora nella democrazia elettorale in Egitto?

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