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Un día feliz

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Estela Carlotto

Tanta emozione, oggi, 5 agosto 2014. È un giorno felice per  Estela Carlotto, per l’Argentina, per la giustizia e la verità di quel terribile periodo della dittatura (1976-1983).
È stato ritrovato il nipote di Estela, Guido Carlotto, dopo trentasette anni di lotta, di ricerca. Estela ha vinto. Potrà riabbracciare suo nipote, figlio di Laura, barbaramente uccisa nel 1979 dopo un periodo di prigionia nella ESMA. Il suo DNA è risultato compatibile al 99%. Tanta emozione in Argentina, a cominciare dal giudice federale Servini de Cubría che personalmente ha dato la notizia ad Estela e della Presidente Cristina de Kirchner.
No quería morirme sin abrazarlo y lo voy a hacer  Non volevo morire senza abbracciarlo e lo farò.
Queste le ultime parole di Estela Carlotto nella conferenza stampa trasmessa sulla Tv pubblica argentina.
Ignacio Hurban, questo il nome che ha avuto per trentasei anni questo giovane musicista. Sarebbe giusto chiamarlo Guido Carlotto o forse no. Forse non importa il nome. Importa che gli sia stata restituita  l’identità. Adesso lui sa chi è. Sa di chi è figlio. In questi anni ha vissuto un’identità che gli hanno imposto dopo che gli avevano rubato la sua prima identità, quella vera o semplicemente la prima. Sua madre Laura, 23 anni, di origine italiana, dirigente della Juventud Peronista, i Montoneros, venne sequestrata incinta, insieme al suo compagno nel novembre del 1977. Poi fu uccisa insieme al suo compagno ma non prima di avere dato alla luce Guido. Era questo il nome che Laura diede a suo figlio prima che si compiesse il barbaro mercato dei figli dei desaparecidos dati alle famiglie di militari che non potevano averne.
Si era presentato spontaneamente al centro per le analisi del sangue delle Nonne di Plaza de Mayo. Forse sentiva qualcosa dentro di lui, chissà. Certamente adesso vivrà un periodo di tanta confusione. La sua storia, già viene sbandierata incessantemente, su tutti i media e non poteva essere diversamente. Dovrà iniziare a mettere in discussione tutte le persone che gli sono state vicino nella sua crescita, che sono state con lui per più di trent’anni. Sarà un periodo duro ma dovrà affrontarlo come sua nonna ha affrontato questi trentasette anni sfidando il potere. Anni di umiliazione, di crudeltà e violenza, con il freddo, la pioggia, anche contro un certo tipo di persone argentine che riescono a vedere il marcio pure nella disgrazia e nella ingiustizia. Estela c’è stata sempre, la luchadora incansable.
Guido è nato il 26 giugno del 1978, all’indomani della vittoria argentina nel mundial della propaganda di Videla, con tutti i risvolti che ci furono e che si scoprirono dopo (si pensi al fatto che il Monumental si trova a pochi decine di metri dalla ESMA, uno dei centri di detenzione più famosi), e che collegano anche l’Italia a quel periodo. La guerra sucia, la guerra sporca, ha rubato l’identità di una generazione, quelli nati sul finire degli anni settanta. Fra i nipoti dei desaparecidos è il nipote numero 114 ritrovato. Ne mancano tanti altri e la ricerca non finisce di certo oggi. ¡Nunca Mas!

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