No Borders

Porto

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Ponte Dom Luis
Adesso Portogallo. Partenza da Vigo. La differenza fra gli autobus spagnoli e quelli portoghesi si nota subito. Soprattutto riguardo gli autisti. Quelli spagnoli mi sono sembrati molto più professionali, quelli portoghesi invece pronti alla battuta divertente, pronti a guidare telefonando, senza cinture e con il braccio fuori, in pieno stile italia meridionale.
I bagagli, per lo meno per quella tratta Vigo Porto non sono stati registrati, differentemente dalla Spagna o Sudamerica. Qui però abbiamo a che fare con portoghesi, molte cose sono fatte con approssimazione ma alla fine è il risultato che conta.
Si arriva ad Oporto, Porto per i portoghesi. Prendo un taxi e vado all’alloggio prenotato. Poso tutto ed esco. E’ sabato, un sabato pieno di sole e di gente in Rua Santa Catarina. Fotografo un po’ tutto ciò che mi incuriosisce. Mangio anche qualcosa. Mi scambiano per un brasiliano, come sempre. E’ un buon segno. La prima impressione è quella di stare in una città affollata brasiliana. Mi accorgo di molti palazzi del centro lasciati all’incuria del tempo, alcuni bellissimi sono addirittura abbandonati. Che spreco! Mi ritorna n mente São Luiz do Maranhao, dove buona parte delle case del centro sono rovinate dal tempo. Forse è solo questo il problema di Porto. La gente è gentile e soprattutto tranquilla.
Il quartiere Ribera mi è sembrato il più grazioso di tutti, sulle rive del Douro, con quelle case poco curate dai colori pastello e sotto il ponte Dom Luis che di notte si illumina. Ci si accorge subito che il costo della vita è basso. Anche per questo il Portogallo diventa una meta ambita dal turismo mondiale. Dopo avere assistito alle proteste spagnole a Santander e Vigo, mi aspettavo qualcosa pure qui, ma ho solo visto una banda di percussionisti, che mi hanno ricordato Salvador de Bahia in Brasile, con la capoeira che cominciava alle 10 di mattina per finire molto tardi.

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