No Borders

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Takayuki Morimoto

Il calcio è in letargo. Almeno per un pò non sentiremo più parlare di gol, cross, traversoni e sciabolate dalla lunga distanza, di gol annullati, guardalinee, arbitri incompetenti e di tifosi irrequieti. I tifosi buoni pagheranno le colpe dei tifosi cattivi. Come a scuola, quando succede la marachella e nessuno confessa in prima persona, ne va di mezzo tutta la classe. Forse non è giusto, ma un segnale lo si deve dare perchè il rischio che diventi tutto lecito esiste. Ed infatti, al momento o meglio fino a venerdì negli stadi tutto era consentito, tutto era permesso o tollerato. E’ bene darci una calmata, tutti indistintamente. Giocatori, dirigenti e società e tifosi. Il giocattolo si è rotto, questa frase la sento dire da tempo ma mai che la politica e le società di calcio abbiano fatto qualcosa. Gli interessi sono altissimi e sono tanti a discapito delle regole. Doveva arrivare il morto per svegliare le menti chiuse e vuote degli operatori del settore.
Bisogna riflettere. Ma su cosa? Non certo le riflessioni che si sono sempre fatte nel nostro paese all’indomani di un fatto tragico. Bisogna fare qualcosa di serio per far ritornare a far diventare il calcio un gioco. Applichiamo le leggi e ne facciamo di nuove se necessario. Le società spendano soldi per la sicurezza e non solo per i fuoriclasse.
Peccato tutto questo, peccato parlare di violenza in un gioco che resta sempre affascinante, spettacolare e pieno di emozioni. Il calcio è gioia, non è violenza. Inutile che i delinquenti vogliano infangare questo sport.
Negli altri sport la violenza è quasi nulla o deve succedere un evento eccezionale. Ricordo qualcosa nella pallacanestro o nell’hockey ma davvero sono situazioni limitate.
Nel rugby 30 giocatori si contendono una palla ovale per andare in meta. Dopo la partita, vincitori e vinti mangiano insieme, con loro anche gli arbitri. Eppure il rugby è formato da giocatori di stazza imponente, duri, durissimi. Si potrebbe pensare ad un gioco violento ma non lo è, e soprattutto la lealtà è garantita, loro sono veri sportivi. Il calcio impari dal rugby, dai loro giocatori, dai loro tifosi e dai loro dirigenti. Il pallone rotondo impari dalla palla ovale.
Il calcio come tutte le cose belle si rialzerà e tornerà ad incantarci. La foto sopra esprime il mio pensiero su questo sport. Takayuki Morimoto, attaccante del Catania. Solo 18 anni ma emozioni da vendere ma lui se le tiene strette come è giusto che sia. Takayuki entra in campo sul finire della partita fuori casa contro l’Atalanta. Atalanta contro Catania per l’appunto, minuto 86°. L’allenatore del Catania deve far qualcosa. La sua squadra è sotto di un gol. Allora giochiamoci il jolly, l’asso nella manica. Così avrà pensato Pasquale Marino, l’allenatore, marsalese. Ed ecco che entra in campo Takayuki. Dopo tre minuti, il ” ronaldo del sol levante” riceve palla in area, controlla, la difende, e piazza la botta sul primo palo, tiro imparabile, troppo veloce la dinamica per impedirla. E’ l’1-1! Da quel preciso istante, inizia l’effetto terremoto Morimoto. Il ragazzo è in preda al panico. Cerca di capire, di realizzare ciò che ha fatto. Ha portato la sua squadra sull’1-1. E’ pieno di gioia, sorride a 45 denti, mano sulla testa come a dire “ma che ho combinato” e folle corsa verso la panchina ad abbracciare e a farsi abbracciare dai suoi compagni. Bellissimo. Lo spot del calcio. L’esultanza dopo il gol, l’essenza del gioco, la gioia e le emozioni che da questa scaturiscono. La partita termina 1-1. Negli spogliatoi, felicitazioni della squadra al giapponesino. Tutti lo ringraziano e lui anche ringrazia. Si inchina tre volte al suo allenatore come da usanza nipponica, per ringraziarlo di averlo fatto giocare. L’allenatore è contento. Ha azzeccato la mossa. W il calcio e w Morimoto.

 

©nadur.net – 3 febbraio 2007

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