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El mercenario

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ariel-ruiz-urquiola

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Ariel Ruiz Urquiola è un biologo cubano. Nella sua vita si è trovato già altre tre volte a dover fare uno sciopero della fame per combattere contro l’ingiustizia del suo paese, Cuba.

La prima volta quando è stato impedito a sua sorella, che combatte contro il cancro, di prendere una medicina importante per la sua cura. A Cuba gli oppositori si cerca di non trattarli come gli altri cittadini cubani. Una vera e propria discriminazione. Gli altri due scioperi della fame, sono stati eseguiti durante il suo arresto nel 2018, quando è stato condannato ad un anno di prigione per il presunto crimine di “disprezzo”(legge 62). In quell’occasione, il digiuno si concluse con la liberazione del biologo.

L’ultima volta qualche settimana fa, quando ha indetto uno sciopero della fame davanti alla sede dell’ufficio dell’Alta Commissaria per i diritti umani, Michelle Bachelet, a Ginevra, alla quale avrebbe voluto consegnare una lettera, dove venivano descritte tutte le ingiustizie create dalla macchina statale cubana, contro i diritti dell’uomo, ma che fortunatamente si è concluso con l’invito a parlare in Assemblea al Consiglio per i diritti umani dell’Onu, grazie a Tom Haeck, un funzionario dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che parlando con il biologo, gli ha anche assicurato che ci sarebbe stato spazio per ascoltare il suo caso.
Proprio venerdì mattina, il biologo Urquiola prende la parola e denuncia il traffico umano dei medici cubani, ma prontamente il delegato di Cuba chiede al presidente dell’Assemblea di interromperlo, protestando per ciò che aveva detto. Successivamente al biologo viene riconcessa la parola, per essere nuovamente stoppato per una obiezione del Venezuela, a cui ha fatto seguito quella della Cina, dell’Eritrea e della Corea del Nord. Solo l’Australia ha chiesto di ridare la parola al biologo cubano che comunque aveva finito quasi subito la sua interrogazione per via del tempo utile già trascorso. in conclusione ciò che il biologo Urquiola, doveva dire in Assemblea è stato quasi boicottato. Una vergogna per un’istituzione che dovrebbe garantire il massimo rispetto per tutti anche per chi è invitato e in teoria non avrebbe diritto a parlare. Novanta secondi, questo il tempo che ha potuto concedere l’ONU. Incredibile.

Ariel Ruiz Urquiola, ha poi completato fuori dal palazzo dell’Assemblea, il suo discorso.
Cuba ha dimostrato la sua inesistente relazione con ciò che riguarda democrazia, diritti, pluralismo, non rispettando la parola di Urquiola, giustificandosi che non facevano parte dei punti all’ordine del giorno, mentendo sul ruolo dei medici cubani, a cui il regime cubano ruba letteralmente il 75% dello stipendio (peraltro depositato su un conto corrente dello Stato cubano).
A Cuba le reazioni erano quelle che si aspettavano, soprattutto dai media cubani. Il principale notiziario descrive Urquiola come un mercenario pagato dagli USA. Altri servizi sulla giornata all’Onu vengono commentati dal baffuto giornalista Rafael Serrano, con una frase atipica per uno Stato ateo ma che fa sorridere, “El diablo se alimenta de mentira”.
La solita scusa con cui rispondono i cubani allineati alla dittatura. Ma prima o poi il gioco si interromperà.
Assoluto  silenzio per i media italiani, che dopo aver esaltato la spedizione medica cubana con grossi titoloni pieni di propaganda, adesso tace. Amen.
Arriverà quel giorno in cui nessuno crederà più a queste favolette. Cuba ha bisogno di un cambio, un cambio democratico. Subito.

 

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