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24 marzo 1976 Golpe!

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Bandiera argentina dietro la Casa Rosada

Era il 24 marzo del 1976. In Argentina, il governo presieduto da Isabelita Peron, viene rovesciato per mano di una giunta militare capitanata da Jorge Rafael Videla. Insieme a lui, l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e il generale Orlando Ramon Agosti.
Con l’insediamento della giunta furono sospese le libertà civili e sindacali e i movimenti di sinistra furono repressi brutalmente, principalmente i militanti del movimento dei Montoneros.
Più di 30 000 persone, sospettate o no di appartenere a formazioni studentesche, sindacali o politiche, furono arrestate, torturate ed uccise. In pochi sfuggirono. Molti furono gettati nel Rio de la Plata, addormentati da potenti sonniferi. Costoro furono chiamati desaparecidos, per via del fatto che una volta arrestati non se ne sapeva più nulla.
Moltissimi erano di origine italiana ma neanche questo bastò al governo italiano, presieduto da Andreotti, per condannare le azioni della giunta militare.
Nel 1977 alcune madri delle persone scomparse formarono un gruppo di protesta e resistenza, marciando ogni giorno, poi ogni giovedì per riavere i propri cari. Ancora oggi nel 2013, ogni giovedì si assiste alla marcia delle Madri di Plaza de Mayo, che chiedono giustizia e certezza del diritto contro i criminali argentini.
Caratteristica unica della dittatura argentina, fu  la segretezza, a differenza delle precedenti dittature sudamericane, come ad esempio in Cile, dove tutto veniva esternato.
In Cile, i prigionieri vennero rinchiusi nello stadio di Santiago del Cile, fra cui Victor Jara, noto cantautore cileno, in Argentina la polizia viaggiava di notte con auto senza targa (Ford Falcon, spesso di colore verde) e sequestrava le persone, andandole a prendere nelle loro case. Di questa gente pochissimi riuscivano a salvarsi, molti venivano arrestati, torturati e uccisi ma tutto fatto in gran segreto. Alle madri delle persone arrestate, il giorno dopo in commissariato, si diceva che non erano stati loro ad arrestarli e che non sapevano dove potessero essere.
Ancora oggi esistono desaparecidos, testimoni di processi scomodi per i vecchi generali.

¡NUNCA MAS!

 

Asesinos

  • Jorge Rafael Videla, presidente dell’Argentina dal 24 marzo 1976 al 28 marzo 1981, fu processato nel 1985 per le responsabilità in merito alla scomparsa di circa 30.000 oppositori e nello stesso anno fu condannato all’ergastolo; nel 1990 fu liberato sotto la pressione dei militari con il decreto 2741/90 concesso dal presidente Carlos Saul Menem. Il 22 dicembre 2010 è stato nuovamente condannato, insieme ad altri 29 imputati, all’ergastolo in un carcere non militare per la morte di 31 detenuti.
  • Emilio Eduardo Massera: direttore della ESMA, è responsabile dell’organizzazione dei centri detenzione e delle direttive sul trattamento da infliggere ai prigionieri. Condannato all’ergastolo nel 1985 beneficiò dell’amnistia uscendo di prigione nel 1990 e, per motivi di salute, furono bloccate le richieste di estradizione dei governi di ItaliaSpagnaGermania e Francia; è morto nel 2010 all’età di 85 anni.
  • Orlando Ramón Agosti: organizzatore del golpe militare insieme a Videla e Massera, dopo la fine della dittatura scontò una pena di 3 anni e 9 mesi.
  • Roberto Eduardo Viola: successore, dal 29 marzo 1981, di Videla ed auto nominatosi presidente a vita dell’Argentina, fu processato nel 1984 per violazione dei diritti umani e nel 1985 fu condannato all’ergastolo, pena da scontare agli arresti domiciliari in una sontuosa villa, fu liberato nel 1990 in forza dell’indulto concesso dal presidente Menem; morì nel 1994 all’età di 70 anni.
  • Leopoldo Galtieri: successore, dal 22 dicembre 1981, di Viola, mantenne la carica di presidente dell’Argentina fino al 18 giugno 1982; durante il suo breve periodo di presidenza furono approssimativamente 9.000 le persone scomparse. Nel 1985 fu processato per violazione dei diritti umani e nel 1986 fu condannato all’ergastolo ma rimase in prigione solo fino al 1991, venendo liberato grazie all’indulto concesso da Menem. Nel 2000 fu nuovamente processato per rapimento di bambini e posto agli arresti domiciliari. Morì il 12 gennaio 2003, all’età di 76 anni.
  • Reynaldo Bignone: divenuto il 1 luglio 1982, dopo le dimissioni di Leopoldo Galtieri, il quarto ed ultimo presidente del governo militare emanò il Decreto Confidenziale numero 2726/83, con il quale si ordinava la distruzione di tutta la documentazione riguardante i detenuti e gli scomparsi; non fu mai processato ed è ancora in vita.
  • Jorge Eduardo Acosta: comandante della sezione GT332 (Grupo de Tareas 332), una squadra incaricata dello spionaggio, della cattura, della tortura e dell’esecuzione dei dissidenti con base all’ESMA. Responsabile della morte di circa 5.000 persone rientrò, dopo la fine della dittatura, nei termini dell’amnistia pur non essendo mai stato condannato.
  • Alfredo Ignacio Astiz: appartenente alla sezione GT332, aveva l’incarico di infiltrarsi nelle riunioni clandestine dei parenti degli scomparsi per identificare possibili sospetti; sua la responsabilità del rapimento e della scomparsa della fondatrice delle Madres di Plaza de MayoAzucena Villaflor, e delle due suore francesi, Léonie Duquet ed Alice Domon nonché della morte della cittadina svedese di 17 anni Dagmar Hagelin. Fu catturato dagli inglesi durante la guerra delle Falkland ma fu restituito all’Argentina su diretto intervento del Primo Ministro Margaret Thatcher; ne fu inoltre richiesta l’estradizione dai governi di SpagnaItalia e Svezia senza successo. E’ stato condannato all’ergastolo.
  • Antonio Domingo Bussi: Governatore militare nel 1976 e 1977 della Provincia di Tucumán; responsabile della scomparsa di oltre 500 persone. Nel 1991 fu eletto Governatore nella medesima provincia e nel 1999 come deputato; nel 2008 fu condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità, pena commutata in arresti domiciliari.
  • Miguel Osvaldo Etchecolatz: comandante della polizia di Buenos Aires e responsabile di 21 centri di detenzione tra i quali il Pozo de Quilmes ed Arana, fu protagonista dell’operazione conosciuta come notte delle matite, l’operazione organizzata al fine di reprimere i movimenti nelle scuole superiori. Ritenuto colpevole di 91 casi accertati di tortura fu condannato a 23 anni di reclusione, venendo tuttavia liberato dopo breve tempo.
  • Ramón Camps: responsabile, con il grado di colonnello, dell’ordine pubblico, della polizia e di una ventina di centri di detenzione illegali nel distretto di Buenos Aires; dopo la fine della dittatura fu ritenuto responsabile di 214 sequestri, 120 casi di tortura e di 32 omicidi; processato e condannato, nel dicembre 1986, ad una pena di 25 anni di reclusione beneficiò dell’indulto concesso da Menem; morì nel 1994 senza avere mai scontato un giorno di prigione.
  • Christian von WernichCappellano della polizia di Buenos Aires, riconosciuto colpevole nel 2007 del sequestro di 42 persone e di 7 omicidi avvenuti nei centri di detenzione clandestina nel distretto della capitale, tra i quali il Pozo de quilmes, e condannato all’ergastolo; nel 2010 ricevette dalla Chiesa cattolica l’autorizzazione ad officiare la messa all’interno del carcere[13].
  • Albano Harguindeguy: Ministro degli interni durante la dittatura; responsabile di avere smantellato il sistema giudiziario argentino, sostituendo i magistrati con militari o simpatizzanti, lasciando le famiglie dei desaparecidos senza alcuna possibilità di conoscere il destino dei propri cari. Dopo avere scontato una breve pena detentiva beneficiò dell’indulto di Menem ma, a seguito del suo rifiuto di deporre sulle attività durante la dittatura, fu posto agli arresti domiciliari nel 2004.
  • Luciano Benjamin Menendez: comandante del III Corpo d’Armata dell’esercito; dal 1975 al 1979 prestò servizio nella città di Córdoba dove si trovava La Perla, uno dei più grandi centri di detenzione clandestina, dove transitarono circa 2.200 sequestrati. Era solito essere presente alle sessioni di tortura ed alle uccisioni. Dopo avere beneficiato dell’indulto fu rinviato a giudizio nel 2008 per il rapimento e l’omicidio di quattro militanti del Partido Revolucionario de los Trabajadores venendo condannato all’ergastolo l’11 dicembre 2009

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